«L’esercizio fisico di piangere»: già il titolo mi sembra di una poesia disarmante.
Un brano nato durante il lockdown – che quindi noi di NCG definiremmo «canzone contro la paura» – che racconta quello che abbiamo vissuto in questi mesi. Nonostante certi «torneremo» siano ormai sorpassati e la normalità si stia pian piano reimpossessando delle nostre giornate, il ricordo di quanto vissuto e pensato è ancora fresco e se a raccontarlo è Galoni, con la sua sensibilità e lucidità, allora state certi che non si scadrà in retoriche da «andrà tutto bene».
È un esercizio fisico anche piangere
Aiuta a mantenerci in forma e ancora liberi
Quando chiusi nelle case smussiamo gli angoli dei giorni persi dietro a cose inutili
Eppure torneremo a non aver tempo da perdere
Correndo intorno ai monumenti eretti ai medici e ai corrieri impazziti dentro i vicoli
Perché qualcuno aveva voglia di un montgomery
Galoni mette in fila una dopo l’altra immagini ben precise, muovendosi tra le strade della città, gli appartamenti, i supermercati, e infilandosi tra le pieghe della mente umana, smascherando contraddizioni e paradossi.
Quale stress da quarantena, quale yoga, è solo moda
Il sole è salutato solo dai clochard
Lo fa con occhio lucido, senza tirarsi fuori da quelle stesse dinamiche che critica – ora aspramente, ora ironicamente – e, a tratti, con una compassione e comprensione quasi paterna.
Lo sguardo che ha sul mondo – interiore ed esteriore – e la sua capacità di raccontare la società mi hanno sempre emozionato particolarmente, e questo brano non fa certo eccezione.
#fissadellasettimana di Federica Sessa