In una scena italiana in cui il rap è in continua evoluzione, tra stili diversi e nuove tendenze, torna “Il Guercio” che, negli anni, le mode le ha dettate, giocando un ruolo fondamentale nell’evoluzione del genere – prima con le Sacre Scuole, poi con i Club Dogo – e arrivando ad essere uno dei personaggi chiave del Rap Game italiano.
Mi viene da definirlo “la muta del rap italiano”, in grado di creare tendenze e passare dal Gangsta Rap alla trap spagnoleggiante con nonchalance, dando sempre quel tocco in più, qualcosa che solo i veri Artisti sono in grado di fare.
Dopo Il Ragazzo D’Oro, Bravo Ragazzo, Vero, Gentleman e Sinatra, Guè Pequeno finalmente impersonifica se stesso: ed ecco Mr. Fini, un album in cui ogni traccia è in prima persona – o, nel caso di Giacomo, è come se lo fosse: Giacomo e Cosimo (nome all’anagrafe di Guè, ndr.) non sono poi così diversi; nel brano, infatti, il racconto della vita del primo e della sua «escalation delinquente» sembra delineare l’incompiuto destino del secondo se non avesse incontrato il rap.
Un album rap di 17 pezzi, per un totale di 54 minuti: non è roba da poco e, onostante la lunghezza, scivola bene sia per la tracklist ben costruita che per il sound. Tra i featuring, oltre quelli più orecchiabili (Mahmood, Sfera, Marra, Luchè, Carl Brave), segnalo Alborosie, Noizy (rapper di punta della scena albanese) e Lazza, elemento di unione tra Guè e la nuova scena italiana lontana dalla trap.
Brano consigliato: Il Tipo, che mette subito la pelle d’oca con le chitarre campionate da L’Ultimo Bacio di Carmen Consoli e un beat che ai più nostalgici ricorderà Se Tu Fossi Me dei Club Dogo.
#fissadellasettimana di Paolo Pavel Porsia