Era da un po’ ormai che aspettavo questo concerto.
In tempo di pandemia mi sono affezionata alla musica di Colapesce e Dimartino un po’ all’improvviso senza sapere quanto sarebbero diventati fondamentali nei miei ascolti e nella mia quotidianità. Quando vedi due artisti che ami alla follia per la prima volta non sai bene cosa aspettarti: da un lato sei di parte. Qualsiasi cosa accada sai le loro canzoni, i loro interventi e le loro battute a memoria, in un certo senso sei convinta che davanti ai tuoi occhi prenderà vita tutto quello a cui hai già assistito infinite volte ma da dietro uno schermo. Dall’altra però c’è sempre il fattore incognita: e se non sono all’altezza? E se cantano meglio in studio? E se non dovessi godermelo come ho immaginato?
Poi però, succede l’inestimabile: le tue aspettative vengono triplicate, superate all’inverosimile e passi una di quelle serate che ti ricorderai a vita, anche tra 50 anni.
Questo è esattamente il caso della serata di ieri. Ho visto due cantautori, due musicisti sovraumani, con una chimica palpabile e una cura maniacale nei suoni e nella voce.
Un repertorio e una scaletta impeccabili che sono riusciti a regalare 2 ore leggere, anzi, leggerissime ma non per questo non intense. Dalla voce di Dimartino, ancora più cristallina che in studio agli assoli di chitarra immacolati di Colapesce, fino ad arrivare alla cover struggente di Povera Patria sulla fine, è stato uno spettacolo perfetto in ogni sua forma. Se vi capita andate a vedere questi due ragazzoni siciliani, non ve ne pentirete.
#raccontamiunconcerto di Doriana Cambria